Parlare di Pubblica Amministrazione e tecnologia, per certi versi, sembra ancora oggi un modo per evidenziare il gap tra queste due entità. Ci sono due problemi fondamentali: da un lato il rapporto tra cittadini e PA, dall’altro la formazione dei dipendenti pubblici. Entrambi questi problemi sono soprattutto legati all’età e alle competenze di cittadini e dipendenti.
Lo spunto di questa analisi viene dall’incontro che si è svolto il 19 giugno a Roma, presso il Ministero della Cultura, dal tema “Intelligenza artificiale e Pubblica Amministrazione: prospettive ed opportunità” organizzato da FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche e Consenso Europa.
È giusto parlare di Intelligenza Artificiale quando l’88% delle pubbliche amministrazioni locali utilizza ancora procedure e strumenti analogici e i pochi profili informatici servono perlopiù alla manutenzione dei sistemi o alla prima assistenza? La risposta è, banalmente, sì. Non si può restare indietro, l’Italia non può arrivare dopo e serve far comprendere a tutte le amministrazioni le potenzialità dell’IA. Molto bene stanno facendo in questo momento l’INPS e l’Agenzia delle Entrate, benissimo AGEA che con l’uso di satelliti, machine learning e AI riesce a mappare le singole piante e i filari di un terreno.
La strada è ancora lunga, sono molte le amministrazioni centrali alle quali l’uso di queste tecnologie potrebbe portare grande beneficio, ma resta il problema del personale.
Come anticipato, negli Enti Locali il personale informatico è scarso e poco preparato su questi argomenti. Allo stesso tempo è difficile trattenere delle professionalità adeguatamente formate: secondo quanto riportato da Antonio Dorrello, Vicedirettore – Capo Divisione Risorse dell’Agenzia delle Entrate, dei vincitori dell’ultima selezione per Data Scientist presso l’Agenzia solo una piccola parte è rimasta in servizio, mentre gli altri hanno lasciato per offerte più allettanti.
C’è poi un ulteriore ostacolo alla digitalizzazione: la scarsa formazione tecnologica degli utenti. Perché gli anziani in fila alle Poste mi odiano quando “salto la fila” perché ho prenotato via app? Un quarto della popolazione italiana ha più di 65 anni, il numero di giovani continua a ridursi, in poche parole questo non è un Paese per nativi digitali. Occorre pensare la digitalizzazione come un modo per migliorare la vita, le prestazioni, la produttività, anche per quelle persone che non sanno usare uno smartphone.
Pubblica Amministrazione e Digitale: quali approcci?
Quale dovrebbe essere, quindi, un approccio più costruttivo che possa ridurre il gap tra Pubblica Amministrazione e tecnologia? Intanto occorre formare: l’Intelligenza Artificiale spaventa solo chi non la sa usare. Secondo i dati forniti da FLP, oggi la media di spesa per la formazione si attesta a 48 euro annui a dipendente e indica che per una larga quota di loro non è prevista alcuna attività di formazione. Secondo il segretario generale Marco Carlomagno occorrerebbe una spesa 10 volte superiore per una formazione efficace. Un miliardo di euro.
Per rendere il lavoro più appetibile ai professionisti più formati, con l’ultimo CCNL Funzioni Centrali è arrivata la nuova Area Professionale dell’Elevata Qualificazione: si attendono nuovi concorsi pubblici per quest’Area, con una retribuzione maggiore rispetto ai funzionari, ma la questione degli stipendi deve essere affrontata in maniera più ampia e per tutti i profili.
In conclusione, la sfida di una PA più tecnologica non deve spaventare. Occorre investire sulla formazione sia per i dipendenti sia per gli utenti che devono interfacciarsi con la pubblica amministrazione: un dipendente pubblico in grado di usare l’Intelligenza Artificiale può svolgere compiti più complessi e aumentare sia la produttività che la qualità del lavoro svolto; allo stesso tempo, l’IA può aiutare tutte le persone con poca alfabetizzazione digitale a utilizzare i servizi online delle PA. Un assistente vocale proprietario di una PA e dotato di intelligenza artificiale potrebbe permettere ai cittadini di ogni età di inoltrare particolari richieste direttamente da casa.
È il momento di sperimentare, di sognare, ma l’unico modo per continuare a sognare è avere degli investimenti concreti.
Di Alessandro Sodano